Quattro sconfitte nelle ultime cinque partite, una classifica che fino ad un mese fa sembrava rosea e adesso preoccupa. La dimensione del Como in Serie A non è ancora stata identificata: dal calcio champagne di inizio stagione, ad una squadra che si spegne alle prime difficoltà e che ha una difesa che prende gol come pochi, con un attacco evanescente.

Ci vuole calma e sangue freddo, per citare una canzone di Tiziano Ferro: difficoltà del salto di categoria preventivate in estate, coperte dagli arrivi di Sergi Roberto e le esplosioni di Nico Paz e Fadera. Probabilmente si doveva fare qualcosa di più in sede di calciomercato, ma non è tutto da buttare.

La qualità il Como ce l'ha eccome, forse ogni tanto si specchia troppo e pecca di concretizzazione: ha perso quella sua identità che in Serie B l'anno scorso ha fatto la differenza, ma appunto era un'altra categoria. Fabregas ed i suoi ragazzi stanno crescendo insieme, anche se l'astinenza da vittoria che dura dallo scorso 29 settembre pesa come un macigno.

Le sconfitte sono sempre insegnamenti, probabilmente il tecnico spagnolo ha capito che il Como non può fossilizzare il suo gioco sui soliti noti con un modulo che gli avversari hanno ben percepito. Il calendario di novembre dice che ci saranno altri due scontri salvezza, contro Genoa (in trasferta) e Monza (in visita al "Sinigaglia"), con in mezzo il crash test Fiorentina e la pausa nazionali. Quello sarà il momento della svolta, si spera in positivo.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 04 novembre 2024 alle 22:56
Autore: Roberto Sabatino
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