Game for the ages. Possiamo definire così la vittoria del Como sul Napoli nel mezzogiorno di domenica scorsa, che entra di diritto nella storia della società lariana. 2 i gol segnati dai biancoblu, 2 le vittorie consecutive, 3 i punti preziosissimi portati a casa al termine di una partita che vedeva il Como partire da sfavorita nei pronostici. Come ovvio che sia, visto che gli uomini di Conte affrontavano questa 26esima giornata di Serie A da primi della classe, reduci però da 3 pareggi consecutivi e chiamati a rispondere alla vittoria dell'Inter nell'anticipo del sabato sera contro il Genoa, ad una settimana dallo scontro diretto del Maradona. Tanta pressione quindi nell'ambiente partenopeo, che fa da contraltare al ritrovato entusiasmo di quello lariano, dopo l' importante vittoria di Firenze. L'obiettivo era chiaro: affrontare la capolista a testa alta e senza timori reverenziali, come già visto contro le altre grandi squadre passate a Como. "Chi viene al Sinigaglia deve avere vita difficile" aveva sentenziato alla vigilia Fabregas, quindi anche il Napoli.

La promessa è stata mantenuta dunque, sia nel risultato che nella prestazione, che potremmo definire a due facce, per il Como: nel primo tempo i lariani non hanno dato mai l'impressione di poter controllare il ritmo della partita come di consueto avviene, tutt'altro. I partenopei hanno portato fin dai primi scampoli di partita grande corsa e pressing a tutto campo, facendosi minacciosi più volte dalle parti dell'area lariana. Tanta difficoltà quindi nelle fasi iniziali per il Como, che fatica ad imporre il suo gioco ed a far girare il pallone come vorrebbe. Come a Firenze, però, il Como è andato in crescendo con il passare dei minuti, con pazienza e maturità. Se il Napoli ha reagito da subito con forza all'autogol di Rrahmani, i lariani hanno avuto bisogno di qualche minuto per digerire il contraccolpo del pareggio di Raspadori. La vera svolta però è arrivata dopo l'intervallo, quando si è rivisto il Como spumeggiante al quale siamo stati abituati quest'anno: dominante nel possesso palla, vincente nei duelli e sulle seconde palle e bravi nel costringere il Napoli ad inseguire a tutto campo i portatori di palla lariani, creando così spazi nella metà campo avversaria. A metà frazione, poi, l'intuizione che ha cambiato la partita: Fabregas opta per sostituire Caqueret con Cutrone, un attaccante per un centrocampista. L'intento è chiaro: dare più profondità alla squadra, spostare definitivamente Diao sulla sinistra ed affacciarsi in avanti per trovare il gol del vantaggio. Niente catenaccio, niente difesa del pareggio. L'obiettivo è vincere la partita, anche a costo di sbilanciarsi. La scelta paga, con il gol vittoria di Diao che nasce da un contropiede aperto da Cutrone ed orchestrato da Nico Paz. A differenza del passato, il Como non si scompone in difesa negli ultimi minuti, chiudendo area e porta grazie anche ad un super Butez, portando a casa la vittoria probabilmente più bella della stagione al Sinigaglia.

3 punti che sono un manifesto perfetto del progetto Como e della filosofia di Fabregas: al bando lo status di neo-promossa, non ci si accontenta di un pareggio comunque prezioso contro la prima della classe. Rimanendo fedeli alla mentalità vincente spesso rimarcata dal tecnico catalano, che sta attecchendo sul gruppo. Il Como gioca per vincere contro tutto e tutti, a viso aperto e con il suo credo di gioco che ora sta pagando i suoi dividendi. L'allievo ha battuto il maestro, Fabregas ha battuto Conte, regalando a Como ed ai lariani un altro pomeriggio da sogno. Guai a sedersi sugli allori però, perchè ora i biancoblu hanno già gli occhi puntati sulla trasferta di Roma di domenica prossima. Per continuare a sorprendere e non guardarsi più alle spalle, perchè ora la vetta della parte destra della classifica è più vicina. "Job is not finished"

Sezione: Editoriale / Data: Lun 24 febbraio 2025 alle 20:00
Autore: Luca Bianchi
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